Avere la partita iva, per molti è una benedizione, altri la ritengono una maledizione. Chi l’aveva, durante il lockdown se pur pochi, ha potuto usufruire di alcuni indennizzi e ristori. Meno bene è andata a chi invece esercitava arti e professioni non in regola. In questo articoli capiremo quando è necessario aprirla e come farlo in modo economico e quando è opportuno averla.

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Cos’è la Partita IVA
Uno degli strumenti fiscali più importanti per chi esercita una libera professione (avvocati, architetti, commercialisti ecc…), un lavoro autonomo oppure per chi ha avviato un’azienda è l’iscrizione alla partita IVA che gli concede di operare commercialmente nel territorio nazionale attraverso una dichiarazione annuale di quanto s’incassa.
La partita IVA è formata da numeri (7 cifre numeriche) che indicano in numero di attività che si è avviata e permettono di identificare la persona o l’azienda, oltre ai primi 7 numeri, gli ultimi 3 numeri si riferiscono al codice di identificazione e di controllo dell’agenzia delle entrate.
Possiamo quindi affermare che la partita IVA è un elemento essenziale per chiunque voglia svolgere un’attività sia essa professionale o imprenditoriale, infatti la partita IVA permette anche il versamento della quota destinata alla previdenza sociale (futuro fondo pensione) oltre che del fisco.
Quando aprire la Partita IVA
Generalmente si suppone che l’apertura della partita IVA da parte di un soggetto sia dovuto al fatto che annualmente questo lavoratore percepisce più di 5.000,00 euro d’incasso, e superato quel limite, secondo legge bisogna assolutamente aprire una partita IVA per adempiere agli obblighi fiscali.
Tuttavia, ci sono delle eccezioni a riguardo che permettono di non aprire la partita IVA anche superando la soglia dei 5.000,00 euro, infatti, se un individuo otterrebbe in un anno un solo lavoro per 6.000,00 euro per soli 29 giorni non sarà obbligato ad aprire la partita IVA poiché avrà la possibilità di versare una ritenuta di acconto al 20% del ricavo oltre che i contributi). Difatti, anche superando la soglia dei 5.000,00 euro non avrà superato i 30 giorni di lavoro occasionale che lo avrebbero costretto all’apertura della partita IVA sia perché si supera in questo modo la soglia dei giorni e sia per quella monetaria.
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Come aprire la Partita IVA
Ci sono due modi per aprire la partita IVA, l’iscrizione è totalmente gratuita ed intuitiva ed avviene presso le sedi dell’agenzia delle entrate oppure sul sito web dell’agenzia delle entrate con un software in loro dotazione.
Ci si può avvalere o meno di un esperto che ci indichi il miglior modo con cui gestire la nostra partita IVA, ma dipende molto dalla conoscenza fiscale e contabile del soggetto a cui appartiene la partita IVA.
Come gestire la Partita IVA
La partita IVA già alla sua attivazione permette al soggetto appartenete di fatturare ed avviare un rapporto di legalità con il fisco. Se prendiamo a riferimento i liberi professionisti come i soggetti lavorativi che appartengono ad un albo di categoria di riferimento come medici, commercialisti, avvocati, architetti ecc…, osserviamo un obbligo diverso di adempimenti, come l’iscrizione alla “cassa” che consiste nello stabilire una percentuale fissa che andrà direttamente a sottrarsi dal fatturato di fine anno. Altre attività invece (diverse dalle categorie iscritte ad un albo professionale) dovranno iscriversi alla “Gestione separata dell’INPS” per adempiere ai propri obblighi fiscali e contributivi.
Importante sarà lo stabilire del regime fiscale in fase di apertura della partita IVA. Per lo stato di cose attuali, il regime fiscale più conveniente è ovviamente il regime forfettario (rimando al link dell’articolo sul regime forfettario per resto al sud), questo consiste o nel versamento di un’imposta unica al 15% del reddito imponibile (per reddito imponibile si intende in reddito al netto di spese); oppure di un’imposta unica forfettaria al 5% per i primi cinque anni di attività.
Tuttavia, se si superano le soglie del coefficiente di redditività in corrispondenza del codice ATECO di riferimento si dovrà pagare l’imposta di riferimento, rispetto alla soglia di reddito ottenuta in quell’anno.
Obblighi da seguire Partita IVA
Ci sono vari obblighi da seguire una volta aperta la partita IVA: Iscrizione al registro delle imprese, dichiarazione annuale dei redditi, iscrizione INPS/ Cassa previdenziale.
Sono obbligati all’iscrizione al registro delle imprese le ditte individuali e i commercianti, sono esonerati i lavoratori autonomi iscritti o non iscritti ad un albo di categoria. Invece per tutti i possessori di partita IVA è obbligatoria l’iscrizione all’INPS/ cassa previdenziale oppure alla gestione separata INPS, tramite il modello SC04 direttamente scaricabile sul sito ufficiale del INPS.
Infine, l’obbligo più importante è la dichiarazione annuale dei redditi che indipendentemente dal codice ATECO di riferimento o libera professione di categoria deve essere effettuata se si vuole stare nella legalità fiscale nei confronti dello stato.
Oltre queste azioni fondamentali ed obbligatorie da effettuare vi sono delle misure ulteriori che vanno rispettate e consistono in: imposte annuali, contributi, spese di gestione ed altre spese (ove siano presenti).
Le imposte annuale, come accennato in precedenza dipende dal coefficiente di redditività rispetto al codice ATECO di riferimento. L’ammontare netto del reddito determina il regime fiscale di appartenenza ovvero se ordinario o forfettario. I contributi invece sono tasse da versare agli istituti di previdenza sociale (L’INPS), queste somme non dipendono dal reddito ottenuto ma si rifanno ad un pagamento mensile o annuale fisso di contributi da versare per un futuro fondo pensionistico del soggetto. Per spese di gestione s’intende quelle spese che sono legate alle operazioni da svolgere in via gestionale come il pagamento del commercialista. Infine, è possibile dedurre le spese per l’acquisto di materie prime in un regime fiscale ordinario, pertanto, nel forfettario sono elaborate a seconda delle percentuali già stabilite per ogni codice ATECO.
Bonus Partite IVA 2021
All’interno del Decreto Sostegni approvato dal Governo lo scorso 19 marzo è presente il sostegno sotto forma di “ristoro” alle partite IVA. Questa misura può essere richiesta da tutti i titolari di partita IVA, che svolgono attività di: arte o professione (sono inclusi anche le professioni iscritti a ordini professionali o albi), impresa oppure attività agricola.
Ci sono 5 fasce di reddito che delimitano il calcolo del rimborso e della percentuale di bonus spettante ai soggetti che hanno registrato ricavi nell’anno fiscale 2019. Il massimo fatturato per aderire al bonus è di 10 milioni di euro che registrino una perdita di fatturato per un minimo del 30% rispetto al 2019. Difatti, secondo la politica seguita dal Governo gli aiuti non eccederanno del 30% delle perdite accusate nell’anno corrente.
Tuttavia, a partire da un minimo di 1.000 euro per chi detiene la partita IVA individuale e 2.000 per chi detiene una società, fino ad arrivare ad un massimale di 150.000 euro per le imprese, le percentuali di rimborso della misura varata dal governo si dividono per il 60% per imprese con fatturato che non supera i 100.000 euro, 50% per quelle che vanno dai 100.000 fino a 400.000 euro di fatturato, il 40% per quelle imprese che vanno dai 400.000 e 1 milione di euro, il 30% per le imprese da 1 a 5 milioni di euro ed infine il 20% per le imprese che vanno dai 5 fino ai 10 milioni di fatturato dichiarato nell’anno 2019.
Importante sarà rispettare i requisiti d’accesso al bonus che abbiamo elencato sopra, infatti qualora dai controlli (che verranno effettuati ad erogazione bonus già ricevuto) risulti non spettante, la pena può variare dai 6 mesi fino ai 3 anni di reclusione, qualora la somma ricevuta sia di massimo 4.000 euro si dovrà pagare una sanzione amministrativa che può variare dai 5.164 a 25.822 euro di multa.
E' senza alcun dubbio qualificante e oltretutto necessaria per poter svolgere una professione finalizzata al profitto.
Salvatore Papa Tweet